PER UNO ZOO DI SCRITTORI – di Alfonso Berardinelli
Mi sembra naturale in questa occasione rendere omaggio a Calvino. In che modo? Sfruttandolo. Per indagare le diverse immagini dello scrittore, tra ieri e oggi, chiamerò alcune specie di autori in questo modo: Scrittore Rampante, Critico Dimezzato, Poeta Inesistente. Ma poi, per associazione, ci sarà anche il Filosofo Raddoppiato… attingendo a una diversa fonte, dirò qualcosa dello Scrittore Muscolare, di quello Endocrino, di quello Urogenitale eccetera. Verranno contemplati anche scrittori Giraffa, Squalo o Piranha, Pavone e Carpa (si tratta questa volta di un omaggio ad Apollinaire).
lo scrittore rampante. Lo chiamano così non proprio nel senso complesso di Calvino, ma in quello più semplice che è uno scrittore che sale. Sale sempre, non scende mai. Ha un’attitudine alpinistica. È aristocratico, o meglio aspirante tale. Inoltre si segnala per la sua rarefatta presenza. Anche se questo non si nota fisicamente (ma qualche volta sì), la sua fronte è alta, il suo collo è lungo. Si ciba di frutti che crescono in alto. Ha un forte senso dell’altezza e della grandezza a cui aspira. Quest’aspirazione costante può perfino modificare la sua costituzione intrinseca e la sua forma. Per nobiltà, naturale od ostentata, per il suo senso globale del mondo, concepito anzitutto come scenario della sua opera, lo Scrittore Rampante (o anche Giraffa) sembra non vivere esattamente qui. Ogni volta che lo vediamo apparire (le sue apparizioni sono strategicamente studiate con oculata prudenza) capiamo subito che non appartiene esattamente a questo mondo (la cultura nazionale, per esempio), un mondo che evidentemente considera mondo “di sotto”. La sua natura anche alpinistica lo spinge a scalare vette: Olimpo, Himalaya. A volte arriva trasformarsi, per una breve, meravigliosa esibizione, in volatile (aquila, di preferenza). Allora prende il volo, stacca l’ombra da terra. E migra in India.
il critico dimezzato. Vive una vita infelice. Ormai non se ne accorge più, e non ci pensa. Certo che la sua carriera non è brillante. È sostanzialmente un giornalista (anche se per accidente insegna all’Università). O viceversa è in sostanza un accademico (anche se scrive sui giornali). Sente oscuramente che una metà gli fa difetto, gli manca. E quindi fa di tutto per reintegrarsi con l’attività complementare. Però si vede: tende a trattare tutto come oggetto di studio, di descrizione accurata, coscienziosa. Non sta lì a giudicare. Non soppesa prima di acquisire. Non annusa prima di mangiare. O viceversa soppesa o annusa senza né acquisire né mangiare. Insomma: studia ma giudica poco, oppure giudica e poi non studia. È mai possibile una cosa simile? In effetti, prima d’ora non si era mai vista. Alcuni eventi storici, come lo sviluppo dell’informazione e dell’università, sono piombati addosso al critico come una palla di cannone e gli hanno portato via una metà della figura. Ma non si tratta solo di questo. Perché se arriva a ritrovare la propria interezza di conoscitore giudicante finisce per dimezzarsi di nuovo in altra forma. Perde il pubblico, nessuno lo vuole. E, per quanto faccia, resta quindi dimezzato.
il filosofo raddoppiato. In compenso c’è però il Filosofo Raddoppiato. Che è nello stesso tempo sia filosofo sia critico, filosofo e scrittore, pensatore e artista, psicoanalista e giornalista, politologo ed estetologo, trasgressore e pieno di buon senso. È lui che, espandendosi, ha preso il posto del critico, ne ha assunta e mangiata una parte. E comunque ha audience, parla al mondo. Mentre a chi parlano i critici? Agli studenti sotto esame o agli uffici stampa. I filosofi raddoppiati invece parlano ai politici e all’università (o massa) dei lettori. Sanno affascinarli. E diventano maestri di vita.
il poeta inesistente. C’è poi il Poeta Inesistente. Nessuno ne aveva notata l’assenza. Eppure era presente. Bisogna capire che la sua particolare condizione di inesistenza, che sembrerebbe a prima vista un difetto, una sciagura, è invece una scelta libera e consapevole. Infatti il poeta che ha davvero capito tutto, sa che meno esiste e più serve la sua presenza. Più si attenua, si assottiglia e si smagrisce la sua opera poetica, più lui diventa una presenza incontestabile. Data la sua inesistenza, da dove ricavare i dati e gli argomenti per obiettare alla sua presenza? Il libro deve diventare tendenzialmente vuoto perché la presenza dell’autore possa tendenzialmente diventare piena. In poesia questo frutta: non potendosi dire mai delle sue poesie né che sono veramente brutte né che sono veramente belle, né davvero chiare ma neppure propriamente oscure, ecco che non si danno appigli alla maldicenza dei critici. Ci si impone con il massimo risparmio di mezzi. Il pezzo della presenza del poeta è la sua inesistenza. Non avendo né meriti né colpe, né pregi né difetti, è inamovibile. Tutti lo amano per questo. Con un senso di gratitudine, ci si sente sollevato dallo sgradevole impegno di doverlo leggere e decidersi a dire un sì o un no. Tutto questo è superato con la figura del Poeta Inesistente. Non essendo mai veramente esistito, è già fra gli immortali.
Una comunità letteraria può essere vista classicamente o proverbialmente come un corpo vivente, dotato dei suoi diversi sistemi. Qui ci vorrebbe la competenza di un naturalista, di un biologo o di un medico. Chiunque capisca tuttavia che cosa possiamo intendere con la definizione di
scrittore muscolare. O Osseomuscolare, o Locomotore. Qui non stiamo parlando solo del presente. La denominazione, la categoria è estensibile a tutte le epoche e a tutte le letterature. Nella cultura occidentale moderna quasi sempre gli scrittori locomotori o osseo-muscolari sono i romanzieri. Ma in epoche e situazioni ipercritiche (per esempio la Francia, per esempio gli anni Sessanta e Settanta) possono essere sostituiti da filosofi e critici che vengono letti come fossero narratori, inventori di storie e di miti. È avvenuto con Sartre o Roland Barthes. In Italia, se non fosse stato così sfortunato, qualcosa del genere poteva capitare anche a Fortini, che aveva molte qualità per essere locomotore e osseomuscolare. Non aveva però pubblico. Cosa che lo trasformò in autore piuttosto nervoso e forse endocrino.
lo scrittore endocrino. Che cosa fa lo Scrittore Endocrino? Intanto, per chiarezza, diciamo che è poco visibile, anzi non si nota quasi mai, salvo che in presenza di gravi e speciali patologie. Le sue funzioni sono infatti nello stesso tempo fondamentali e poco afferrabili. Immettendo certi messaggeri chimici (ormoni) nella circolazione culturale, dovrebbe eccitare o inibire l’attività di organi e tessuti. Dovrebbe presiedere alla crescita equilibrata, al metabolismo e all’assimilazione del nutrimento letterario, fare in modo che i rapporti tra letteratura e ambiente vadano bene, che dei testi resti traccia e memoria solo se lo meritano. Insomma il ritratto dello scrittore endocrino fa subito pensare al buon esercizio della critica. Grandi autori endocrini sono stati nel passato Benjamin, Wilson, Contini, Debenedetti. Qualcuno di loro finì a lungo dimezzato per mancanza di pubblico. Oggi dovremmo pensare che i maggiori rischi di patologia letteraria vengano in realtà proprio da carenze e squilibri ormonali. Basta vedere quanto ipotiroidea e insieme ipertiroidea sia oggi la nostra produzione letteraria: esagitata e pigra insieme.
lo scrittore escretorio. Credo che una segnalazione meriti anche lo Scrittore Escretorio e Urogenitale. L’associazione di queste funzioni (evacuazione e riproduzione) non convince del tutto. Ma tant’è. Questa categoria ha mostrato di esistere. Per individuarla basta poco. Si tratta di una letteratura piena di umori e di odori, poco mentale, molto corporale. Lo Scrittore Escretorio e Urogenitale assolve un compito igienico, sanitario. Scarica materia che altrimenti ristagnerebbe pericolosamente, fastidiosamente e finirebbe per intossicare tutto l’organismo letterario. Si tratta comunque di uno scrittore da non sopravvalutare. Si rischia di cadere in una vera fissazione. Tutto infatti finirebbe per essere visto – la storia, la geografia, la società, la morale, il turismo, l’amore – dal punto di vista del water e del bidè. Non va dimenticato che in questa zona è collocata anche la funzione riproduttiva. Lo Scrittore Urogenitale è piuttosto fluido, quasi liquido, scrive molto. Semina sospetti, amori, odi, attrazioni e repulsioni, panico e sconcerto. E a forza di seminare si riproduce, sebbene preferisca e pratichi lo spreco sterile di seme.
un posto speciale. Naturalmente esiste una casella o megacategoria speciale. In essa, per quanto sia di gran lunga la più spaziosa, prende posto solo Umberto Eco. È una categoria di ampiezza planetaria occupata da un solo autore e prende nome direttamente da lui. È la supercategoria-Eco, nella quale non c’è posto per nessun altro. Neppure Dante oserebbe entrarci.
Concludo passando al regno animale e dico che esistono anche:
gli scrittori squalo e gli scrittori piranha. Sono gli autori di bestseller, i facitori professionali di soli bestseller. Squali, se grandi e solitari. Piranha se piccoli, se si nascondono nel fondo o si muovono stagionalmente a schiera. Sta di fatto che fanno vuoto intorno, riducono a scheletro, a nulla ogni altro libro.
lo scrittore pavone. Troppo facile. Questi tipo è eterno. Dice Apollinaire:
En faisant la roue, cet oiseau
Dont le pennage traîne a terre
Apparaît encore plus beau
Mais se decouvre le derrière.
Chi non ha visto almeno una volta autori che a forza di pavoneggiarsi fanno un po’ pena o vergogna? Esistono trasmissioni televisive fatte apposta per accoglierli, come gabbie.
Infine c’è
lo scrittore carpa. È profondo, modesto, buio, quasi invisibile nonostante la sua bella e preziosa forma. È un po’ pesante. Ma Apollinaire dice alle carpe:
Dans vos viviers, dans vos étangs
Carpes, que vous vivez longtemps!
Estce que la mort vous oublie
Poissons de la mélancolie?
Ci sono, questi scrittori così nascosti che perfino la morte sembra dimenticarli. Non fanno mai notizia. Pesci fuori del tempo e a cui si dice qualche volta, volgarmente, “in che mondo vivi?”.
[●] Per un zoo di scrittori: discorso in occasione del premio calvino si trova nella raccolta di saggi Cactus, pubblicata dalle edizioni “l’ancora del mediterraneo”. All’editore va il nostro ringraziamento per avercene permessa la pubblicazione.