L’EUROPA COME NUOVA IDEA DI “COSMOPOLITISMO” di Ulrich Beck
L’Unione Europea non è un “club cristiano”, si cerca solo di far diventare teoria una storia che non è vera. L’idea di una nazione etnica si sta riproponendo a livello europeo, ma se le identità sono esclusive, l’Europa diventa inevitabilmente un’idea impossibile, considerate le identità disomogenee presenti al proprio interno. L’Europa cosmopolita (concetto, questo, lanciato dopo il secondo conflitto mondiale contro l’Europa nazionalista) sta abbandonando il concetto di postmodernità; l’Europa cosmopolita è un progetto nato dalla resistenza, ed in effetti il cosmopolitismo è stato creato prima come una realtà che come una teoria.
La memoria collettiva dell’olocausto costituisce un vero e proprio archivio del cosmopolitismo europeo; a tal proposito la Corte di Norimberga implica l’andare oltre lo stato nazionale.
Esistono tre categorie di crimine: crimine contro la pace, crimine di guerra e crimine contro l’umanità. Mentre i primi due tipi di crimine presuppongono lo stato nazione, quello contro l’umanità sospende la presupposizione di stato nazione, dando vita ad un punto di vista cosmopolitico in forma legale. Noi oggi siamo soliti intendere criminali di guerra coloro che commettono crimini contro l’umanità. Se lo stato diventa criminale l’individuo che lo serve deve essere giudicato da un tribunale internazionale, implicando quindi un rivolgimento totale dei principi legali. In questo senso, la legge cosmopolita deve rompere la legge nazionale.
L’Europa genera una genuina contraddizione europea interna. Il riconoscimento dell’umanità dell’altro implica necessariamente una nuova contrologica storica. La prospettiva nazionale non è in grado di comprendere la realtà europea: noi stiamo vivendo la realtà dell’Europa unita, ma le idee sono ancora basate sul vecchio stato nazione. È bene precisare che lo stato cosmopolita non nega lo stato nazione: la chiave è la separazione tra stato e nazione, così come lo stato fu separato dalla chiesa nella pace di Westfalia. Esiste la possibilità di far convivere diverse nazionalità, è proprio questa l’idea di Europa cosmopolita. Quest’ultima si ricaricherà politicamente fino a diventare una rivale per l’America globale.
Per quanto riguarda la guerra in Iraq, il problema centrale su cui bisogna riflettere non è solo il petrolio, bensì la redistribuzione del potere. Le Nazioni Unite sono fondate sull’invulnerabilità dello stato nazione, ora ciò non è più possibile, anche se la globalizzazione ha prodotto problemi come il terrorismo e l’inquinamento. È possibile creare una nuova collettività, una coscienza globale che renda i vecchi standard mentali inadeguati. I confini nazionali oggi non funzionano più; la logica della legge diventa l’unico modo per le istituzioni di sostenere la sfida del cosmopolitismo.
Il potere militare deve essere eliminato per riuscire a connettere veramente la realtà europea; riflettiamo invece sul fatto che gli americani cercano di costruire un impero solo sulla forza militare. La guerra in Iraq ha diviso l’Est dall’Europa. L’idea di un’Europa cosmopolita può essere efficacemente riassunta da questo slogan: “MOVE OVER AMERICA, EUROPE IS BACK”.
Molti dei concetti come stato e nazione sono legati a degli aspetti nazionali: è dunque necessario criticare le categorie e costruire un nuovo quadro di riferimento; bisogna ridefinire i concetti attraverso un cosmopolitismo metodologico. La società civile americana è più forte dell’America stessa (l’America per certi versi è cosmopolita); lo stato deve essere trasformato a partire dalle sue istituzioni, politicamente ed economicamente.
Cosmopolitismo è anche un concetto post-nazionale: si torna così ai concetti propri dell’Illuminismo: cittadino del cosmos e cittadino della polis; opposizioni inclusive vs. opposizioni esclusive.
L’Europa è un paese di immigranti, il modello europeo deve essere quindi combinato con le singole identità. Come detto i confini nazionali non funzionano più, ed in conseguenza ai rischi globali che sono nati, il problema della sicurezza è diventato transnazionale. E’ possibile quindi una nuova logica, quella del “realismo cosmopolitico”, attuabile attraverso delle istituzioni transnazionali.
Se prendiamo in considerazione il conflitto israeliano-palestinese, anche in quel caso è possibile l’applicazione del concetto di transnazionalità attraverso il riconoscimento dell’alterità dell’altro.
L’idea di cosmopolitismo non è nuova; i membri dell’Unione Europea vivono un realismo cosmopolitico, derivante dalla divisione tra stato e nazione susseguente alla fine del secondo conflitto mondiale. Ciò ha portato però anche alla nascita di nuovi problemi transnazionali.