Recensioni TEATROStoria dell'arte

Adriano Meis è il suo nuovo nickname. Il fu Mattia Pascal di Tato Russo

Il fu Mattia Pascal
di Luigi Pirandello
adattamento e messa in scena Tato Russo
regia Tato Russo
con Tato Russo, Renzo Di Rienzo, Marina Lorenzi, Katia Terlizzi, Massimo Sorrentino, Francesco Acquaroli, Francesco Ruotolo, Sarah Falanga, Carmen Pommella, Giulio Fotia, Antonio Rampino
scene Tony di Ronza
costumi Giusi Giustino
musiche Alessio Vlad
Napoli, Teatro Bellini, 15 Marzo 2013
in scena dal 15 al 17 Marzo 2013

Vorremmo fuggire, queste nostre vite ci sembrano banali. Sempre le stesse facce, la stessa suocera, la stessa moglie, gli stessi furbi che cercano di imbrogliarci, ma dove andare e come fare? Il posto di lavoro, il posticino di burocrate in una biblioteca di un piccolo paesino di provincia. Un posto avuto su raccomandazione dell’Assessore, allora come ora, pochi soldi per ingannare la polvere ed i topi di biblioteca. Avevamo delle aspirazioni forse, avevamo. Lo stesso nostro miglior amico, imbranato e figlio di papà. E poi la vecchia mamma, già quasi morente, che ci tratta ancora da bambini, e noi eterni Peter Pan che abbiamo sperperato tutto. Evadere, diver-gere, diver-tirsi. E soprattutto Lei, la suocera, con cui il protagonista va a vivere e da cui vuole fuggire, incubo di ogni matrimonio, destino inevitabile di avidità e crudeltà con la maschera di ” lo faccio per il bene della famiglia”. Siamo solo nella prima scena del Il fù Mattia Pascal di Tato Russo in scena al Bellini di Napoli, dove il regista lo stesso Russo, mette in scena una rilettura originale del primo romanzo di Pirandello. Oggi evaderemmo con calcio, internet e televisione, ma sembra che nel tempo in cui è ambientata la storia non ci siano ancora i media della comunicazione di massa, e facebook è lontano dal venire. Così non ci resta che partire, lasciare tutto, evadere con il corpo, e prendere il famoso “treno” (non a caso, le panchine, il lampione, la banchina della stazione, l’unica scena non d’interno di tutta la rappresentazione).

Destino voluto e colpevole, o destino avverso? Non ci resta che fuggire, partire, andare. Provare la fortuna e poi tornare. Tornare forse. Una puntatina a Montecarlo, e succede che vinciamo. Bene, ora siamo ricchi e liberi, torneremmo nel nostro inferno domestico? Fortuna vuole che leggiamo sul giornale, che ci credono morti. E se si apprende tra un treno ed un altro che un cadavere ritrovato nel fiume, è stato riconosciuto come Mattia Pascal, la fortuna ed il caso ci dà una mano. Ma può la promessa di una morte sociale renderci liberi. Ricapitoliamo: una vincita fortuita a Montecarlo, soldi in valigetta, ed un paio o forse più di annetti di nuova vita. Mattia Pascal diviene Adriano Meis, va a Roma, e si innamora della bella Adriana. Ma chi è Mattia Pascal, l’uomo ritrovato morto al mulino, colui che si spaccia per Adriano Meis, nuovo nikname che si è dato? Il nuovo profilo che si è aperto on-line? Adriano Meis può esistere? Si fino a quando non si innamora di Adriana, e deve decidere se la sua storia è una storia reale o una storia virtuale. Amore furtivo, flirt senza identità sociale, dating on-line, e flirt con il nuovo nikname.

Camminare nella notte tra le strade di Roma, ed essere allo steso tempo Mattia Pascal ed Adriano Meis. Pensare che tra il finto suicido, tra il cadavere che ha preso il proprio posto, ed il posto che ci spetta nella vita (una vita che ci rende tutti cadaveri e morti viventi), forse non c’è via di scampo. Siamo troppo vili per affrontare la vita, troppo vili per decidere, intellettuali resi irrisoluti dai troppi libri letti per caso nella vecchia biblioteca.
Fù Mattia Pascal, poco più di due ore di evasione dentro l’evasione. Tato Russo ispirato, anche se le scene d’amore con la giovane Adriana, sembrano tratte più da una commedia romantica o tutt’al più comica: la narrazione tiene, ma il vecchio Tato – il teatro non ha trucchi ed i capelli bianchi non sono un vezzo – che abbraccia e bacia la giovane Adriana, sembra un nonno che cerca di sedurre la nipotina, ma è ancora Lui ad incarnare la magia del Teatro, la voce, ogni gesto esperto, la naturalezza della recitazione, che ci fa capire che il vecchio attore ha più seduzione e fascino di un giovanotto imberbe.

Ma ora devo andare, fuori dalla scena, mia suocera mi chiama, ed è off-line.

Michele Infante

 

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